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Aveva visto la mamma e il papà insieme, dopo tanto tempo. Ma non era come se lo era immaginata...

Era una mattina fredda, e Giulia sedeva sul tappeto blu della sala, stringendo forte il suo peluche preferito.  La giornata era  stata difficile, una di quelle che le lasciavano il cuore pesante.

Aveva visto la mamma e il papà insieme, dopo tanto tempo. Ma non era come se lo era immaginata.

Non c'erano sorrisi, abbracci o parole gentili.

C’erano grida, parole dure e quella sensazione di gelo che nessuna coperta avrebbe potuto scaldare. La mamma era arrivata tardi, quasi dimenticandosi di lei, e con un uomo che Giulia non conosceva. Il papà non aveva preso bene quella presenza. Ne era nata una discussione violenta, davanti agli occhi grandi e spaventati di Giulia, che non sapeva dove guardare o cosa fare.

"Non è colpa loro," si ripeteva Giulia, come un mantra. "Non è colpa loro, ma allora di chi è?"

La strada era stata il teatro di quella scena triste, sotto gli occhi distratti di passanti che non si fermavano. Gli assistenti sociali avrebbero dovuto essere lì per proteggerla, per evitare tutto questo, ma erano stati sopraffatti dagli eventi, incapaci di creare quel luogo sicuro che tanto le avevano promesso.

Giulia tornò a casa con un sorriso gentile, persino troppo gentile. "Grazie," aveva detto a bassa voce ai suoi genitori affidatari, che la accolsero con un abbraccio caldo. Ma dentro, Giulia si sentiva in subbuglio. Le parole non uscivano, ma la sua mente era piena di domande: "Perché non possiamo stare tutti insieme? Perché non possono volersi bene come le altre famiglie?"

 

Era sera inoltrata, e la casa era finalmente silenziosa. Giulia dormiva, stringendo il suo coniglietto di peluche sotto le coperte, mentre la mamma affidataria, seduta al tavolo della cucina, osservava lo schermo del telefono. Era stata una giornata lunga, e il peso di quelle ore sembrava essersi fermato sulle sue spalle.

Aprì la chat con la maestra Maria e cominciò a scrivere.

"Buonasera, maestra Maria, scusa l’ora... ma devo condividere con te qualcosa di importante su Giulia."

Fece una pausa, osservando il cursore lampeggiare sullo schermo. Come spiegare una giornata così difficile? Con un respiro profondo, continuò a scrivere.

"Ieri per Giulia è stata una giornata complicata. Ha incontrato i genitori, ma la mamma è arrivata con molto ritardo, accompagnata dal suo nuovo compagno. Questo ha scatenato una lite accesa con il papà, proprio davanti a Giulia. L'incontro non si è svolto in un luogo protetto, ma per strada, e tutto è degenerato in una scena molto dolorosa per lei. Purtroppo, le assistenti sociali non sono ancora riuscite a organizzare un ambiente neutro per questi incontri."

Le parole scorrevano sullo schermo, pesanti e cariche di emozione. Ripensava agli occhi grandi e pieni di confusione di Giulia, al suo silenzio quando era tornata a casa.

"Quando è rientrata, era visibilmente scossa. Si è mostrata fin troppo gentile con noi, quasi come se avesse paura di disturbare. Credo che l’incertezza e la paura stiano giocando un ruolo importante nella sua fragilità. Sapevamo fin dall’inizio che il percorso di affido sarebbe stato emotivamente impegnativo, ma non immaginavamo che avremmo dovuto tamponare anche le carenze organizzative degli altri adulti coinvolti."

Si fermò un attimo, guardando verso la stanza di Giulia, dove la luce notturna proiettava ombre leggere sulle pareti. Poi riprese a scrivere.

"Ti chiedo di essere particolarmente paziente con lei domani. Giulia potrebbe avere la testa piena di domande alle quali non posso rispondere io: perché mamma e papà litigano? Perché non riescono a stare insieme senza farle del male? È una bambina che non mostra rabbia, ma piuttosto un’eccessiva sottomissione, e questo mi preoccupa. È come se volesse essere perfetta per non perdere l’affetto delle persone attorno a lei."

Rilesse il messaggio, cercando di trovare le parole giuste per chiudere.

"Grazie, Maria, per tutto quello che fai. Giulia ha bisogno di adulti che la accolgano e la facciano sentire al sicuro. Spero che con il tuo supporto domani riesca a ritrovare un po’ di serenità. Ne parleremo meglio al colloquio, ma intanto volevo metterti al corrente di ciò che è successo."

Con un ultimo respiro, premette “Invia” e appoggiò il telefono sul tavolo. Restò lì per qualche minuto, ascoltando il silenzio della casa. Sapeva che non poteva rispondere a tutte le domande di Giulia, ma sperava che, con la collaborazione di persone come Maria, potessero almeno darle la forza di affrontarle, un giorno alla volta.

 

 

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