· 

Quel genio del Bragonzi... parla di adozione! ;-)

L'adozione è l'incontro che trasforma la vita, la stravolge.

Si diventa genitori e figli e, come in tutti i rapporti genitori/figli, non è sempre rose e fiori.

L'adozione non è una figata.

L'adozione non è "Ma che bella cosa".

L'adozione non è riconoscenza.

L'adottato, poi, non fa parte di una "razza" diversa.

È un essere umano come tutti gli altri, che ha un vissuto, spesso di grande sofferenza, e ciò porta a vivere con un peso in più, come tutti gli esseri umani che vivono dei traumi.

La persona adottata RITORNA ad essere FIGLIO, NON DIVENTA ADOTTIVO, come se fosse un nuovo genere o come se si rinascesse adottivo.

L'adozione non fa essere una super mamma o un super papà. Anzi, ci si scontra contro la propria fragilità, ci si scopre impotenti, non è così per tutti i genitori? Almeno per me genitore è stato ed è così.

L'adozione non è un motivo di orgoglio.

L'adozione non è un magico amore naturale, è un amore che viene scolpito sul duro marmo giorno per giorno... a volte il marmo è più morbido, altre volte devi scolpire così forte che i muscoli si spezzano.

L'adozione non è un gioco e, soprattutto, NON È PER TUTTI.

Chi vede L'adozione come il magico gesto dell'Ammmore, del far del bene o si illude che l'incontro sia la soluzione alla propria sofferenza, si fa davvero tanto tanto tanto male.

L'adozione ti trasforma, se in bene o in male è tutto da vedere.

L'adozione non è una figata.

È la più dura delle esperienze, ma quando riesce, allora sì, è proprio una figata, come può esserlo per tutte le famiglie.

Vi ho scritto cosa NON è l'adozione.

Ora cercherò di riassumere cos'è, perché non mi piace lasciar viaggiare la negazione da sola, a me piace la certezza della bellezza che può esserci in ogni esperienza.

Ci sono così tante cose da dire che sarà difficile, ma ci proverò.

L'adozione è L'Incontro. L'incontro di tre desideri di bellezza per se stessi.

Il desiderio di essere guardati e amati, sia da parte del figlio che da parte dei genitori.

Sì, anche i genitori hanno bisogno di essere guardati.

Quando mi guardano i miei figli, penso sia una delle cose più belle della mia vita.

L'adozione è fiducia.

Io mi fido di te.

Per un bambino che ha subito vari traumi, fidarsi è una delle cose più difficili. Per me è stato semplice, immediato, ma non per tutti è così.

Per i genitori non è facile, perché devono dimostrare di essere degni di quella fiducia, senza tralasciare MAI il ruolo educativo.

Educare è amore. (Anche qui ci sarebbe tanto da dire)

L'adozione è Abbandono.

Abbandonare le nostre certezze, perché ciò che si è stati prima dell'incontro, non lo si sarà più.

Eravamo, noi figli, abituati a sopravvivere, a subire, a sopportare, a farci bastare il poco che la vita poteva darci.

Dopo l'incontro, quando torniamo ad essere figli, non abbiamo più bisogno di sopravvivere.

È un'abitudine dura a morire.

I genitori, prima dell'incontro non erano genitori (parlo per le coppie senza figli).

Poi, all'improvviso hai davanti a te tuo figlio/a. Immagino le mille emozioni, un mix di gioia e paura che ballano insieme nella confusione.

Si è investiti di un nuovo ruolo, che ti apre sì alla bellezza, ma anche alle incertezze... e se non ne hai paura, sei un incosciente.

I genitori devono abbandonare le proprie certezze, sapendo che il figlio/a non sarà mai lo specchio dei loro desideri, è un'altra vita, fuori dal proprio controllo. Non è facile.

L'adozione è accettazione.

È accettazione dell'altro, che è diverso da te, sia fisicamente che di esperienza.

È accettazione di un bambino sconosciuto, di due adulti sconosciuti.

Nonostante possa sembrare che per il genitore sia semplice e immediata l'accettazione di quell'esserino, in realtà non lo è. Anche per il genitore è un lavoro e non tutti riescono ad accettare realmente il figlio.

So bene che chi è stato adottato capisce bene cosa intendo quando parlo di accettazione. Guardare i nostri genitori e accettarli per quello che sono, nella loro diversità. È un lavoro anche per noi.

L'adozione è innamorarsi.

Innamorarsi di se stessi, innamorarsi dei genitori, innamorarsi del figlio.

A volte, innamorarsi è un colpo di fulmine. A volte, ci si innamora vivendosi... a volte, non ci si innamora mai. In ogni caso, in tutte le condizioni, quello che mai deve mancare è lo sguardo. Perché tutti noi, figli e genitori, abbiamo bisogno di essere guardati.

Ecco, non sono riuscito a sintetizzare… e non ho ancora finito…

L'adozione è un mistero, essere famiglia è un mistero.

Nessuno ha in mano la soluzione perfetta per essere genitori e figli, nessuno potrà dirvi cos'è l'adozione, diffidate da chi lo fa, di chi è sicuro nel darvi certezze davanti all'incertezza della vita.

L'adozione è un messaggio che mi arriva giusto ora (così bello che lo aggiungo qui): "dopo anni di attesa, andiamo a prendere nostro figlio in Vietnam".

L'adozione è amore.

Può sembrare ovvio, ma non è così.

Ho "incontrato", purtroppo, molte esperienze di genitori o figli anaffettivi. È dura per entrambi i ruoli, ma per un bimbo, avere una mamma (o un papà) anaffettiva, la strada continua ad essere impervia.

Forse "l'amore non basta" ma è la prima condizione per un legame.

L'adozione è LA promessa.

La promessa che deve essere scolpita nella pietra. La promessa di un PER SEMPRE.

Più vincolante di un matrimonio, più sacra di qualsiasi altra cosa al mondo. Perché quando prendi in braccio un bambino orfano o abbandonato e gli dite che siete e sarete mamma e papà, da quel momento non potrete più tradire quella promessa, qualsiasi cosa accada, nel bene E nel male.

L'adozione è una sfida.

È una sfida per i genitori, che di fronte alle difficoltà non devono mai mollare (la promessa), si possono sentire impotenti, inadeguati, di fronte al figlio che deve lottare e affrontare il suo vissuto, spesso sentendosi soli, pur avendo accanto i genitori.

È una sfida per la costruzione di un legame, che non è mai scontato.

Sono contento per chi è riuscito a costruirsi il legame senza difficoltà, ma dovete sapere che non è così per tutti... ed è inutile che lo rendiate evidente, perché è indelicato nei confronti di chi sta lottando.

Mettetevi, piuttosto, in ascolto.

L'adozione è un dono della vita, non un regalo.

Non siamo pacchi da restituire quando le cose si fanno dure o quando i figli non vi corrispondiamo.

Le parole non sono mai abbastanza per descrivere l'esperienza di una vita.

Però, vorrei farvi notare che le parole "promessa", "amore", "sfida", "dono" e le altre descritte precedentemente, valgono per tutte le famiglie... ed è stato uno sforzo per me scrivere ogni volta "l'adozione è..." perché avrei scritto "la famiglia è...".

Perché?

Perché l'adozione come esperienza non esiste.

L'adozione è un fatto, un fatto avvenuto in un momento storico e preciso della nostra vita, dopo di che si fa esperienza della famiglia, non dell'adozione.

Se dovessi realmente dire cos'è l'adozione, direi che è l'incontro, quel preciso momento in cui tre sconosciuti diventano famiglia.

Il resto è vita, con tutte le sue difficoltà, con tutto il suo bagaglio di vissuti, dei genitori e dei figli.

E non esistono mamme e papà "adottivi", così come non esistono figli "adottivi".

Non confondete "adottivo" con vissuto. Il primo è un marchio, il secondo è vita.

Cerchiamo di riflettere sulle parole che usiamo, perché descrivono il pensiero e come ci si ponete di fronte al vostro ruolo di genitori e figli.

Manuel Antonio Bragonzi

Facebook

Scrivi commento

Commenti: 1
  • #1

    Genzina (sabato, 13 gennaio 2024 06:17)

    Questo articolo è un meraviglioso saggio sulla famiglia, tutte le famiglie hanno le caratteristiche descritte, solo che si dà più enfasi nel cercare le differenze anziché le similitudini tra le varie etichette apposte dalla società. Mi piace l'idea chi chiamare il proprio figlio vissuto anziché adottivo.