Riceviamo e pubblichiamo quello che ci ha scritto un professionista che lavora con i minori e per i minori da tutta una vita.
Ambasciator non porta pena...
La convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sancisce il principio del supremo interesse del minore, ovvero dispone che in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblico privata e in ogni situazione problematica, l'interesse del minore deve essere prevalente.
Sin qui tutto bene, proclamare i diritti è molto facile, mentre applicarli è difficilissimo.
Le decisioni di un giudice, di un servizio sociale, di un insegnante, di un adulto non possono ripercuotersi (negativamente) sul benessere del bambino.
Tale diritto dovrebbe essere rispettato anche dallo stato,che "NON PUÒ " prendere decisioni che POSSANO nuocere al bambino.
Può un minore stare 5 anni in comunità, incontrare la famiglia affidataria, procedere con l'avvicinamento, finalmente abbinamento e s a casa.
CASA dove il bimbo può avere i suoi spazi, dove può provare ad essere quello che è , dove ha i suoi libri i suoi colori i suoi compagni e( perché no?) una famiglia dopo 5 anni di comunità (che sia per poco).
E poi, ecco che arriva una nuova decisione, per un vizio di forma si torna in comunità.
Ho letto con i miei occhi un documento dove c'era scritto che un eventuale legame dek minore con la famiglia affidataria avrebbe nuociuto alla ricostruzione del rapporto con i genitori biologici (dopo 5 anni di comunità e mille prove).
Ma state tranquilli, stai tranquillo piccolo tra qualche giorno risolviamo questo "piccolissimo disguido" e torni A CASA.
Quale non è dato saperlo.
L'interesse supremo del minore, solo uno slogan?
Qual è il vero interesse del minore?
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